Prato, 1930, convento di S. Domenico. In una stanza un anziano frate si china su un lunghissimo rotolo di carta, legge con estrema attenzione i segni tracciati da un ingegnoso macchinario.

Non è una scena scritta da Umberto Eco, ma è il modo in cui possiamo immaginarci l’Osservatorio Sismologico di Prato (oggi “Istituto Geofisico Toscano“, con sede diversa), che a partire dal 1930 – diretto dai Padri Francescani – ha registrato e monitorato tutti i principali terremoti avvertiti a Prato e nel territorio circostante.

Abbiamo voluto mettere insieme in questo articolo le tracce più rilevanti della storia sismica della nostra area, che in tutti questi anni sono state raccolte e ordinate anche grazie al lavoro dell’Osservatorio.

L’antico Osservatorio di Prato

Potrebbe sembrare un po’ insolito, ma per più di 50 anni il punto di riferimento per lo studio, il rilevamento e il monitoraggio sismometrico di Prato e delle aree circostanti è stato il Convento di San Domenico, in pieno centro storico. Un grande lavoro portato avanti con dedizione dai frati e dai direttori che si sono succeduti, a partire dal fondatore dell’Osservatorio, Padre Onorio Vannucchi, grande appassionato e studioso della materia.

La prima pagina del registro dell’Osservatorio San Domenico è datata 28 ottobre 1927, il giorno in cui furono messi in funzione i primi strumenti in una stanza del primo piano del Convento. Si fa, però, risalire l’inizio ufficiale delle attività dell’Osservatorio al 9 novembre 1930, giorno in cui prese avvio anche la collaborazione e la corrispondenza con il Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geofisica di Roma.

In quegli anni i frati svolgevano un lavoro di costante monitoraggio, raccoglievano i dati sui movimenti tellurici rilevati, li archiviavano, facevano inoltre ricerca sula storia sismica dell’area pratese, e divulgazione sul tema. Si occupavano poi della manutenzione della strumentazione, assai delicata, con tutte le operazioni correlate, come l’affumicatura della carta utilizzata dai sismografi dell’epoca.

Quando si avvertiva una scossa di terremoto il Convento diramava immediatamente un comunicato stampa, tanto che presto divenne un punto di riferimento per tutti i pratesi, che telefonavano al Convento o si radunavano nelle sue vicinanze per avere notizie e rassicurazioni non appena avvertivano una scossa di terremoto.

Grazie alle donazioni e anche al contributo della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, l’Osservatorio si dotò di strumenti via via sempre più potenti e professionali. Negli anni ’70 l’Osservatorio di San Domenico era una delle 31 stazioni sismologiche riconosciute  in Italia.

Nel 1986, infine, dopo la morte dell’ultimo direttore frate, Padre Francesco Coccia, si spostò nell’attuale sede dell’Istituto Geofisico Toscano, dove continua a svolgere il suo prezioso contributo, grazie alla Fondazione Prato Ricerche, sotto la guida del Dott. Giovanni Pratesi.

Le tracce di terremoti nella storia di Prato

Proviamo, quindi, a riavvolgere il nastro, e grazie ai documenti, gli studi e le note tramandate dai direttori dell’Osservatorio cerchiamo di riassumere le tracce degli eventi sismici più rilevanti che hanno interessato la nostra area.

La più antica traccia risale al 13 giugno del 1542. Più fonti riportano in questa data una forte scossa di terremoto che sconvolse quasi tutta la Regione e che fece danni anche a Prato.
È riferita a quei giorni, infatti, una nota scritta dal Casotti (archivista e storico, studioso della storia di Prato, vissuto a cavallo tra il XVII e XVIII secolo) e riportata in tempi più recenti da Padre Francesco Coccia, ex direttore dell’Osservatorio.

Il 18 giugno di quell’anno – scrive Casotti, a nota del suo Calendario Pratese – le autorità indissero manifestazioni religiose “acciocchè il Signore Iddio si compiacesse di liberare Prato dal flagello dei terremoti”.

È difficile identificare un epicentro preciso di questo evento sismico, ma un opuscolo stampato nello stesso anno – documento oggi conservato nella British Library di Londra – indica la frazione di Scarperia, nel Mugello, come la zona che subì le più gravi conseguenze. Si ha traccia di questo episodio come di un evento particolarmente intenso e rovinoso, che raggiunse il 9° grado della scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg).

Ancora, nel 1740, stavolta nel pistoiese, si ha traccia di una forte scossa di 5,4 gradi di magnitudo, che ebbe come epicentro l’Abetone.

La carrellata storica prosegue con la data del 18 maggio del 1895. In questo caso la scossa ebbe origine dall’area di Firenze Sud con un intensità dell’VIII° grado Mercalli  e raggiunse in modo intenso anche Prato, con danni corrispondenti al VI° grado di intensità nelle zone di S. Maria e S. Giorgio a Colonica, Galciana, Carmignano e Comeana.

Sempre da alcune note riportate nelle ricerche dell’ex direttore dell’Osservatorio Coccia, sappiamo che nel 1899 ci fu un episodio rovinoso a Montemurlo con una scossa molto forte, avvertita a Prato, Cantagallo e Vernio, che “impanicò tutta la città e fece gravi danni” (Cavasino, 1935)

L’Abetone registrò ancora un rilevante evento sismico nel 1904.

Il 29 giugno del 1919, ancora nel Mugello, con epicentro a Vicchio, vi fu una scossa molto intensa, pari al grado X° della scala Mercalli, che distrusse la quasi totalità degli edifici. A Prato fu avvertita con un’intensità pari ad almeno il VI° grado della scala Mercalli.

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Una foto d’epoca

Gli eventi più recenti

La foto posta qui sotto è ripresa da una pagina de La Nazione dell’agosto del 1995. L’immagine riassume in una lista gli eventi più rilevanti avvenuti nell’area pratese e pistoiese. Le scosse registrate tra il 1930 ed il 1986 sono state valutate e misurate presso l’Osservatorio Sismologico di San Domenico.

 

terremoti a Prato
La Nazione del 24 agosto 1995

 

Come si evince dall’elenco, gli eventi che più intensamente hanno interessato la nostra area e sono stati avvertiti a Prato hanno avuto come epicentro in particolare la zona di Vernio, con eventi di intensità riconducibile al VI° grado sia nel 1940, che nel 1967, e ancora nel 1992. Rilevanti anche le scosse a Sesto Fiorentino nel 1973, e nel Pistoiese, a S.Marcello.

Negli anni 2000, infine, le attività sismiche più intense si sono rilevate in Lunigiana, nel giugno del 2013 e nel Mugello, con una scossa che ha sfiorato il V° grado nel dicembre del 2019. Cliccando qui puoi consultare tutta la lista dei fenomeni osservati in Toscana

Per quanto incompleto, già da questo breve excursus che abbiamo raccolto, possiamo farci un’idea delle zone del nostro territorio che storicamente sono rimaste colpite da terremoti. Ma in che modo questo è rilevante oggi? E nel dettaglio come viene ufficialmente classificato il rischio sismico a Prato e dintorni?

>> La classificazione di rischio sismico a Prato

 

 

Fonti utilizzate: