La pensione è un tema complesso e importante per tutti noi e come tale è costantemente al centro del dibattito pubblico e politico. Cerchiamo di riassumere in questo articolo le informazioni di base, ovvero quello che devi assolutamente sapere sulla pensione pubblica per fare chiarezza e cercare di prevedere come sarà la tua.

La pensione è una prestazione economica che l’INPS versa mensilmente ai lavoratori che hanno raggiunto una determinata età e che hanno versato un certo numero di contributi. Si parla di pensione di vecchiaia o di pensione di anzianità contributiva a seconda dei requisiti maturati dal lavoratore. Vediamo qui di seguito la differenza:

  • pensione di vecchiaia: se ne ha diritto al raggiungimento dell’età di 66 anni e 7 mesi, con almeno 20 anni di contributi versati;

  • pensione di anzianità contributiva: se ne ha diritto col raggiungimento di almeno 41 anni e 10 mesi – per le donne – e 42 anni e 10 mesi – per gli uomini – di contributi versati, a prescindere dalletà anagrafica.

Il tema è caldo e molto dibattuto nelle aule parlamentari, come tale è soggetto a continue variazioni. I limiti stessi di età sono sottoposti a costanti aggiustamenti, per questo è importante restare sempre aggiornati sul tema.

Come sapere quando andrai in pensione

Alcune categorie di lavoratori hanno la possibilità di accedere ad un trattamento pensionistico anticipato rispetto ai requisiti sopra elencati. Guardiamo insieme quali sono:

  • Quota 100:  può andare in pensione chi ha raggiunto 62 anni di età e 38 anni di contributi
    (Attenzione! Ricorda che al momento è una misura sperimentale che durerà fino al 2021)
  • Quota 41: attualmente possono andare in pensione i lavoratori con 41 anni di contributi che abbiano lavorato almeno 12 mesi prima del compimento del diciannovesimo anno di età.
  • Opzione donna: possono andare in pensione le donne che entro il 31 dicembre 2018 abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e un’età anagrafica di almeno 57 anni e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti, e 58anni e 7 mesi per le lavoratrici autonome.
    Per quanto riguarda l’opzione donna, bisogna specificare che lo Stato concede la possibilità di questo trattamento anticipato in cambio di un ricalcolo contributivo della pensione.

Ma che cosa significa ricalcolo contributivo? Per capirlo bisogna anzitutto chiarire come viene calcolata la pensione di un lavoratore.

Come si calcola la pensione pubblica

Il calcolo della pensione serve a determinare a quanto ammonta l’importo mensile della stessa. Questo tipo di calcolo può essere fatto con due diversi metodi: il metodo retributivo e il metodo contributivo. La differenza sostanziale tra questi è che:

il metodo retributivo calcola l’ammontare della pensione in base allo stipendio medio percepito dal lavoratore negli ultimi dieci anni di lavoro. Questo significa che la media si calcola su un periodo ristretto, il più prossimo al tuo ultimo stipendio, e quindi su una base più vicina al tuo attuale tenore di vita;

il metodo contributivo, invece, lo calcola sulla base dell’anzianità contributiva del lavoratore.
Ciò significa che la media viene calcolata sull’intero periodo lavorativo, e come puoi facilmente immaginare questo è oggettivamente più vantaggioso per lo Stato e meno conveniente per il lavoratore. Si calcola che possa determinare un taglio di almeno il 30% sull’ammontare della pensione calcolata con metodo retributivo.

In Italia, fino al 31 dicembre 1995 si andava in pensione con il calcolo retributivo, mentre a partire dal 1 gennaio 1996 il calcolo è contributivo.
Perciò se vuoi avere un’idea dell’ammontare della tua pensione, è importante che tu sappia che il metodo che verrà messo in atto per calcolarla è misto: fino al ‘95 con calcolo retributivo e dal ’96 con calcolo contributivo (ad eccezione di chi nel ’95 aveva già maturato almeno 18 anni di contributi, in questo caso il conto cambia ancora).

Prospettive e soluzioni

Viene da pensare che il tenore di vita di quei lavoratori soggetti al calcolo della pensione con metodo contributivo sia poco tutelato, la loro pensione, infatti, sarà circa 1/3 del loro ultimo stipendio.

I dati, inoltre, ci mostrano che già oggi il numero dei pensionati è maggiore al numero dei lavoratori, ed in futuro questa tendenza è destinata ad accentuarsi ulteriormente.

Questo significa che i contributi dei lavoratori di oggi pagano le pensioni dei pensionati.
Ma con il progressivo allungamento dell’aspettativa di vita, e le sempre maggiori incertezze di un mondo del lavoro in mutamento, questo sistema può garantire sempre meno ai lavoratori di oggi, e soprattutto ai più giovani, una pensione adeguata.

Per fortuna la pensione pubblica non è la sola forma di previdenza esistente, esistono infatti dei sistemi integrativi di pensione, che possono garantire una rendita aggiuntiva per integrare la pensione INPS, garantendo anche una serie di vantaggi fiscali.

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Francesca M. di Prato Assicura