Stando agli ultimi dati del 2023, sono circa 3 milioni e ottocento mila le persone attualmente non autosufficienti in Italia. Per la stragrande maggioranza hanno più di 65 anni e sono accudite nelle loro case e dalle loro famiglie, e non in strutture specializzate.

Dal Rapporto Censis emerge, infatti, che il ricovero di lungo degenza è ritenuta una soluzione soltanto per brevi periodi: sono e vogliono essere le famiglie stesse a prendersi cura dei loro nonni o genitori malati, cercando soluzioni che, per quanto possibile, consentano agli anziani di non allontanarsi dalle loro case e dai loro affetti.

La delicata situazione della non autosufficienza, dunque, riguarda non soltanto coloro che si trovano a viverla in prima persona, ma anche tutte le loro famiglie: parliamo di più di 8 milioni di familiari coinvolti.
In molti casi, infatti, il percorso delle famiglie con un membro anziano non autosufficiente a carico è un percorso in salita, faticoso fisicamente, psicologicamente ed economicamente, per di più sostenuto da misure di welfare scarse o insufficienti.

Un fenomeno destinato a crescere

Che questo sia un tema su cui è importante prendere consapevolezza non è soltanto una questione di numeri, ma anche di prospettiva. Osservando e monitorando il fenomeno, infatti, è del tutto evidente che le problematiche legate alla non autosufficienza di persone malate o anziane sono in crescita e sono destinate ad aumentare ulteriormente. Ecco perché:

non autosufficienza1)    L’andamento demografico 

Il nostro è un Paese dove nascono sempre meno bambini e dove la vita si allunga sempre più: le statistiche europee prevedono che chi nasce oggi vivrà fino a 100 anni. Naturalmente che si viva più a lungo è una buona notizia, ma questo significa anche che ad estendersi sarà la fase della terza età della vita, con il suo ruolo sociale sempre più centrale, ma anche con tutte le sue esigenze.

Assistiamo dunque ad un progressivo invecchiamento della popolazione: i dati Istat ci indicano che oggi sono 14 milioni gli italiani con più di 65 anni, e la previsione dell’Istituto è che nel 2037 saranno ben 4,5 milioni in più.

Dal punto di vista sanitario, questo significa che aumenterà inevitabilmente l’incidenza di tutte quelle patologie tipiche dell’età avanzata e, purtroppo, anche di quelle che portano alla non autosufficienza.

2)    Le famiglie e il lavoro 

Come abbiamo visto sono le famiglie a prendersi cura degli anziani non autosufficienti. Tuttavia per le famiglia risulta sempre più difficile conciliare vita lavorativa, esigenze personali, e familiari. Nella maggior parte dei casi oggi entrambi i coniugi sostengono economicamente la famiglia lavorando, e avere il tempo e la possibilità di prendersi cura dei familiari non più autosufficienti diventa sempre più impegnativo.

3)    La richiesta di badanti è in costante crescita

Ferruccio de Bortoli, in un commento sul Corriere della Sera, compara il numero di badanti in italia con quello del Servizio Sanitario Nazionale. Sarebbero più di un milione i badanti che lavorano in Italia, a fronte di tutti i dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (il dato risale a prima della pandemia da Covid), che conta circa 625.000 persone.

Quella dei badanti conviventi è la soluzione a cui sempre più spesso ci si rivolge quando si ha la necessità di accudire un anziano non più autosufficiente in famiglia, senza ricoverarlo in una struttura specializzata. Ma anche in questo caso l’onere economico che questo comporta sulle famiglie non è affatto trascurabile.

I sussidi statali per la non autosufficienza non bastano

Come sappiamo lo Stato sostiene chi non è in grado di essere autosufficiente con un’indennità di accompagnamento, che nel 2024 è pari a 531,76€ al mese.

Negli scorsi anni è stata manifestata l’intenzione dei decisori politici di modificare l’impianto dei sostegni agli anziani non autosufficienti, ampliando le risorse ad essi dedicate, e qualche novità è recentemente stata introdotta. La più importante riguarda una nuova Prestazione Universale, detta Bonus Anziani, di 850€ mensili, che potrà essere richiesta esclusivamente dalle persone con un bisogno assistenziale valutato dall’INPS gravissimo, con ISEE inferiore a 6.000 € annui. Per queste persone, dunque, il Bonus Anziani, può sommarsi all’indennità di accompagnamento, per un totale di circa 1.378€ mensili.

Questa misura, in sperimentazione per il biennio 2025/2026, aumenta (almeno temporaneamente) le risorse per una specifica parte delle persone non autosufficienti, e sicuramente per i casi più gravi, ma stabilendo dei requisiti molto stretti non agisce sui grandi numeri e dunque non sembra destinata a modificare sostanzialmente il quadro della situazione.

Tenendo presente questo, proviamo a capire quali sono i costi reali di una famiglia che si prende carico di un familiare non autosufficiente che non ha i requisiti per richiedere il Bonus Anziani.

I costi

Naturalmente è possibile fare soltanto una stima generica, ma il costo di un badante convivente con almeno 54 ore settimanali di servizio si aggira in media attorno ai 1.300€ al mese.

Si sale ancora nel caso delle Residenze Sanitarie Assistenziali, la cui tariffa giornaliera media in Italia si attesta sui 113€ al giorno, ovvero 3.500€ al mese, di cui soltanto una piccola parte viene coperta dal Sistema Sanitario Nazionale locale o regionale.

È evidente come l’indennità statale non sia sufficiente a coprire neppure la metà della spesa media per una badante convivente, mentre non raggiunge nemmeno il 15% del costo mensile di una R.S.A.

Ricade, quindi, sulle famiglie stesse anche la stragrande maggioranza dell’onere economico di una situazione già di per sé complessa e dolorosa da vivere.

Quali soluzioni per integrare l’indennità di accompagnamento?

Se già oggi il sistema è difficilmente sostenibile, con la consapevolezza di queste dinamiche e tendenze deve necessariamente suonare un campanello d’allarme per il futuro: è evidente che questo sistema non può reggere a lungo.

In alcuni paesi europei, come in Germania, l’assicurazione per la non autosufficienza è obbligatoria e pagata in parte dallo Stato; nel nostro Paese purtroppo ancora non si registra un intervento legislativo che vada in questa direzione, ma sono le compagnie assicurative a proporre autonomamente soluzioni specifiche che permettano di integrare gli scarsi sussidi statali.

Una polizza assicurativa che copra la non autosufficienza

L’unica soluzione per integrare l’indennità di accompagnamento è stipulare un’assicurazione sulla non autosufficienza, che permetta, a fronte di una spesa annuale contenuta, di ricevere una rendita vitalizia certa nel caso in cui l’assicurato non sia più autonomo e ne diventi necessaria l’assistenza.

L’assicurazione sulla non autosufficienza (anche detta Long Term Care) è una soluzione che aumenta sensibilmente le risorse a disposizione della propria famiglia nel caso in cui si dovesse verificare una condizione così delicata, sollevando anche dal pensiero che un domani il proprio sostentamento possa gravare economicamente proprio sulle persone a cui vogliamo bene.

>> Scopri come funziona una polizza sulla non autosufficienza

 

 

 

 

Fonti:

Rapporto Censis 2019

Rapporto Istat 2019

Giorgio Nardinocchi per LiberEtà -n.2- febbraio 2020

Ferruccio de Bortoli per il Corriere della Sera

Carlo Troilo per Huffington Post