Abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche di ciò che è accaduto la sera del 2 novembre 2023 a Prato, quando il Bisenzio e alcuni torrenti hanno rotto gli argini e si sono riversati per le strade della città, spazzando via tutto ciò che trovava nel suo percorso. Chi conosce bene la storia di Prato sa che questa purtroppo non è stata la prima tragedia dovuta ad un’alluvione in città, ma che già in passato Prato ha vissuto altri momenti difficili proprio a causa di alluvioni e allagamenti. Oltre al più recente, sono stati due gli eventi alluvionali gravi che hanno segnato il nostro territorio, quello del ’66 e quello del ’92. In questo articolo proviamo a chiarire per quali motivi la nostra zona è soggetta a questo tipo di eventi.
Quei giorni nel fango
Oggi conosciamo Palazzo Pretorio come la meravigliosa sede di un museo, ma c’è stato un giorno in cui era diventato un centro di smistamento di vestiti e scarpe per chi era rimasto senza niente. Quello stesso giorno nel Palazzo comunale si raccoglievano generi alimentari per sopperire all’emergenza della città.
Era il 4 novembre del 1966, il giorno che tutti ricordano per l’alluvione di Firenze.
Forse non tutti sanno che anche Prato fu colpita dalla furia dell’alluvione. Il fiume Ombrone esondò e allagò Tavola, Castelnuovo, le Cascine e Quarrata. Mille le famiglie sfollate, danni incalcolabili. Così nel centro di Prato si organizzarono i soccorsi per portare aiuto alle zone colpite.
Ventisei anni dopo, uno scenario simile.
Era la notte del 30 ottobre 1992. Intorno alla mezzanotte, mentre la città dormiva, il fiume Ombrone ruppe gli argini e un’ondata di fango travolse Poggio a Caiano. Trecento imprese alluvionate, ottocento famiglie sfollate, un bilancio pesantissimo per tutta la città e un ricordo spaventoso ancora vivido tra i poggesi.
E ancora, la sera del 2 novembre 2023. Ricordiamo tutti quel giorno. Una pioggia fittissima e straordinariamente abbondante, che sembrava non finire mai, era caduta per tutto il pomeriggio. Era già buio quando il Bisenzio, gonfio d’acqua, rompeva gli argini nella zona di Santa Lucia. Nello stesso momento in altre parti della città esondavano violentemente i torrenti: Il furba inondava Carmignano, il Bardena straripava su Figline, esondava anche il Bagnolo e travolgeva Montemurlo.
Tante zone della città sono rimaste sommerse dall’acqua e dal fango, le macchine trascinate via come barchette di carta, mentre il fango entrava nelle case, si insinuava ovunque, allagava le aziende, i negozi, travolgeva i progetti e i sogni di tante persone. Colpite anche Pistoia e Campi Bisenzio, drammatico il bilancio: 8 morti, oltre 2 miliardi di euro di danni. Una tragedia incalcolabile per tutta la città e la Regione.
Perché le alluvioni a Prato?
Alluvioni e allagamenti non sono fenomeni rari sul nostro territorio, basti pensare a quello che avviene sulle strade della nostra città ogni volta che piove in modo più intenso.
Sottopassi pieni d’acqua – a volte, purtroppo, con esiti drammatici – allagamenti in intere zone della città, come Iolo o Quarrata. Ma perché il nostro territorio è soggetto a questo tipo di problemi?
Le motivazioni sono diverse e si possono attribuire a fenomeni metereologici particolarmente intensi, combinati ad alcuni elementi strutturali del nostro territorio. Vediamo quali.
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La falda acquifera
Sotto alla nostra città si trova un’enorme falda acquifera sotterranea, ovvero un bacino nel quale confluiscono le acque assorbite dal terreno. La falda contiene circa 50 milioni di metri cubi d’acqua – una mole paragonabile a quella del lago Bilancino , con i suoi 58 milioni di metri cubi – e si estende in particolare nella zona sud ovest della città.
Nel nostro caso, il bacino della falda pratese è già pieno d’acqua, il suo livello sale sempre di più – in alcune zone è arrivato ad appena due metri dal livello del terreno – e non riesce più a contenere intensi apporti di acqua piovana, specialmente se concentrati in poco tempo. Per questo motivo, nei periodi molto piovosi, oppure in caso di piogge torrenziali, in alcune zone della città, l’acqua, non potendo defluire, rimane in superficie, provocando allagamenti e andando a ingrossare fiumi, che oltrepassato un certo limite, esondano.
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L’asfalto
A questo aspetto che caratterizza in modo particolare il nostro territorio, si aggiunge un altro fattore – questo invece più comune a molte città – quello delle strade.
I materiali utilizzati per l’asfalto delle strade, infatti, non permettono il drenaggio dell’acqua. La pioggia, quindi, non potendo essere assorbita dall’asfalto resta in superficie, creando allagamenti, soprattutto nelle zone molto cementificate.
- Corsi d’acqua soggetti ad esondazioniFin dalla sua origine il carattere torrentizio del fiume Bisenzio è stato motivo di più di qualche preoccupazione per le popolazioni che vivevano lungo il suo corso. Il fiume scorre a tratti su un letto stretto e tortuoso, in alcuni momenti ha un andamento impetuoso e, specialmente quando si ingrossa, la sua forza è in grado di trascinare con sé tutto il materiale che trova sul suo percorso, tronchi, pietre, oggetti. Sfortunatamente queste caratteristiche lo rendono anche particolarmente predisposto alle esondazioni, nella Val di Bisenzio sono avvenuti numerosissimi eventi del genere nel corso dei secoli, e purtroppo molti sono stati anche i danni.
Persino Galileo Galilei, in qualità di matematico primario della Corte di Ferdinando II de’ Medici, fu invitato dal Granduca a fare un sopralluogo sul Bisenzio e lavorò con altri studiosi dell’epoca per cercare una soluzione alle dannose e persistenti esondazioni del fiume.
Come abbiamo detto, non tutte le zone della città sono interessate da questo fenomeno, alcune aree sono più esposte di altre per via di una combinazione di caratteristiche del suolo, o per il livello di cementificazione, mentre altre sono più a rischio perché vicine a corsi d’acqua. Cerchiamo di chiarire meglio le idee con l’aiuto della mappa della Protezione Civile sul rischio idraulico o pericolo alluvionale.